Una piccola inedita meraviglia

Una piccola inedita meraviglia

Appena aperto il Museo diocesano del Montefeltro a Pennabilli in Palazzo Bocchi. Patrimonio di bellezza e di spiritualità.

di Silvia Paccassoni

PENNABILLI – Solo lì, in quella terra segnata dall’alto tra le due cime, ha ragione di esistere quello che chiamano il Museo diocesano del Montefeltro, una piccola, inedita, meraviglia incastonata nelle rocce. Salire le pietrificate stradine di Pennabilli, nel silenzio dell’attesa, ci prepara alla scoperta. In nessuno altro luogo potrebbe avverarsi l’esperienza sentimentale che il restaurato Palazzo Bocchi rende possibile.

“Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto”: con la citazione dalla prima lettera ai Corinzi di San Paolo i curatori del nascente Museo diocesano decidono di presentare il percorso scelto, ponendo l’accento sulla conoscenza imperfetta che ci appartiene. Roberto Bua, Silvia Cuppini, Alice Devecchi, Joan Martos firmano un allestimento davvero originale, libero dalle didascalie e dalle informazioni storico-artistiche, perché non è l’intento documentario quello che perseguono. Le opere presentate provengono dal territorio della diocesi, sono frammenti di storie dalla memoria spesso imperfetta, testimonianze di fede prima di tutto, oggetti che raccontano di un amore antico, di un dialogo serrato, ancora in corso, tra Dio e l’uomo. “I musei ecclesiastici non sono depositi di reperti inanimati; ma perenni vivai, nei quali si tramandano nel tempo il genio e la spiritualità della comunità dei credenti”, scriveva Giovanni Paolo II. Degli oltre mille pezzi, conservati dalla collezione diocesana, sono stati esposti circa venticinque dipinti, una decina di sculture e una scelta di vasi, di ceramiche e di paramenti che insieme segnano l’inizio di un lavoro di studio, tra catalogazione, restauro e attribuzione, ma soprattutto l’impegno di restituire alle persone il loro patrimonio di bellezza e di fede. Il museo, come contenitore di conservazione, separa l’opera d’arte dal mondo degli uomini, la isola dal suo luogo di nascita, dimenticando spesso la tensione che l’ha portata a esistere, perché un crocifisso sopra l’altare non nasce come scultura ma come momento di meditazione sulla Passione di Cristo, così le Maternità trecentesche non vedono la luce come dipinti, ma sono gli abbracci della Vergine al Bambino. E’ il significato primo degli oggetti vissuti nelle chiese quello che si vuole recuperare, le storie che si sono depositate su di loro e che ne hanno modificato la condizione di vita e il destino, per questo l’esposizione è flessibile. Gli oggetti oggi in mostra possono essere restaurati, se bisognosi, o ritornare nelle chiese di provenienza o anche essere spostati per raccontare storie nuove. “Non ho certo inteso, né intendo un Museo come pura conservazione del passato, quasi una sorta di archeologia, ho inteso e intendo un Museo come una grande occasione di recupero della tradizione cristiana e una grande possibilità, offerta a tutti gli uomini di buona volontà di questi territori, di recuperare gli elementi fondamentali di quella cultura di popolo per cui, questo popolo è giustamente orgoglioso dopo secoli della sua tradizione di vita. Per questo mi auguro che tale iniziativa, con il sacrificio economico che essa ha comportato, comporta e comporterà, diventi un fattore fondamentale di dialogo fra le posizioni diverse ma per l’incremento del bene, della libertà e della giustizia in questo nostro paese”, scrive Sua Eccellenza Monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, presentando il nuovo Museo intitolato alla memoria di Monsignor Antonio Bergamaschi al quale si deve l’idea progettuale del Museo. La sua immagine siede infatti nella portantina settecentesca della stanza del Capitolo, dove si trovano riuniti i volti, incisi, dipinti o fotografati, dei vescovi di queste terre, sotto lo sguardo dei quali sono cresciute le generazioni del Montefeltro. E’ quindi la rappresentazione della Chiesa in cammino che porta a una piccola nicchia dove si conserva l’immagine della Madonna in trono e una porta settecentesca del seminario. La Vergine processionale proviene dal santuario di Santa Maria delle Grazie di Pennabilli e la sua presenza sta a indicare la consegna delle chiavi per le porte del cielo. Dalla stanza dell’Incipit si passa a quella ‘Ab aeterno’ raggiungibile attraverso una scala che lascia intravedere il trionfo della Vergine annunciata in un ovale dipinto proveniente da Montecerignone. Accanto a lei un orologio come espressione dell’eternità, poi dietro per la misericordia di Dio, Cristo irrompe dall’eterno nella storia per condividere il tempo dell’uomo. La pala, presente in questa sala, funge da mediatrice con quella successiva dedicata alle reliquie in cui si affastellano reliquiari, un divanetto su cui riposa un dipinto di Santa Mostiola e in fondo un Cristo risorto, promessa della Resurrezione. Poi la sala con le opere del Cagnacci, un San Rocco e un San Sebastiano da Scavolino. Nel corridoio voltato un polittico con i santi francescani, la Madonna di Loreto da Montemaggio, San Giuseppe e Sant’Antonio da Padova: è la stanza de “Il mio bambino”. Perché nel ‘paradosso’ del messaggio cristiano è un bambino che ci guida. “Correre amando, amare correndo”, diceva Sant’Agostino a cui è dedicata la stanza “Sulle orme”: Santa Lucia, Santa Caterina d’Alessandria, San Michele Arcangelo, Santa Maria Maddalena e Santa Teresa d’Avila, poi ancora Sant’Agnese, San Luigi, San Carlo Borromeo, San Girolamo, San Marino, fino ad arrivare agli ex-voto lignei di Petrella-Guidi (“Da cuore a cuore”). Seguono le stanze “Ad alta voce” e “A bassa voce” in cui trionfa l’uso dell’immagine rispettivamente ad uso pubblico e privato. Al mistero eucaristico è dedicata la sala “Presenza”. Poi alla fine di tutto salendo ancora più alto l’apparizione della Vergine delle Grazie di Pennabilli che dal cielo protegge le terre sottostanti. Una piccola finestra racchiusa in una raffinata cornice lascia intravedere la grandezza della natura in un paesaggio toccato dal cielo.

Il Museo Diocesano del Montefeltro si trova nella piazza Sant’Agostino a Pennabilli. Orari dal 9 luglio al 19 settembre: da martedì a domenica dalle 10 alle 13; dalle 16 alle 19; chiuso il lunedì. Biglietti: 5 euro intero; 3 euro ridotto. Per informazioni: 0541.913750.

(Da LA VOCE di Romagna, 12 Luglio 2010, pag. 30)